6. Le braci della memoria

Finora abbiamo guardato al passato, ai fatti, alle cause che li hanno generati. Ma un evento è dato anche dalle conseguenze che genera. E qual è quindi il lascito di Sant’Anna di Stazzema? Che cosa, oltre a tanto silenzio e dolore, traumi come questo lasciano nelle esistenze di chi sopravvive? In mezzo a queste tante domande e poche certezze ci ha guidato Ivo Lizzola, filosofo e professore di pedagogia sociale delle marginalità, del conflitto e della mediazione, provando a “soffiar via la cenere perché della memoria si conservi la brace di una nuova possibilità di rinascita”.

Om Podcasten

Nelle prime ore del mattino del 12 agosto 1944 un folto numero di soldati tedeschi raggiunge Sant’Anna di Stazzema, un paesino di montagna della Versilia. I nazisti trovano solo donne, vecchi e bambini, gli uomini sono già tutti fuggiti per paura dei rastrellamenti, ma non si fanno problemi a ucciderli prima di dare fuoco a corpi e abitazioni. È un vero e proprio eccidio, crudele ma soprattutto pianificato.Finita la guerra, per molto tempo non si è parlato di ciò che è successo a Sant’Anna. È scesa una coltre di silenzio cinereo che, originata in primo luogo da quelle istituzioni che avrebbero dovuto trovare e processare i colpevoli della strage, ha oppresso soprattutto i superstiti. Solo a metà degli anni ‘90 l’eccidio di Sant’Anna di Stazzema ha cominciato, faticosamente, a essere riconosciuto e ricordato.Grazie alle voci dei protagonisti, dai sopravvissuti alla strage al procuratore che ha istruito i processi per trovarne i responsabili, “Cenere - Le voci dell’eccidio dimenticato di Sant’Anna di Stazzema” racconta la storia di una pagina terribile della Seconda guerra mondiale, nascosta per troppo tempo negli archivi della memoria d’Italia.