7. Mai più Sant'Anne

«Il passato diventa storia e solo se viene dimenticato può tornare a ripetersi». Potrà sembrare impossibile, ma per quanta morte e dolore contengano eventi come quello di Sant’Anna di Stazzema, generano anche semi fertili di vita e speranza. Quelli che hanno guidato Enrico Pieri, impegnato fino alla sua morte nel 2021 per conservare la memoria e istituire, nella casa dove fu sterminata la sua famiglia, un Ostello della Pace. Quelli che prova a coltivare Petra Quintini con l’esperienza del Campo della Pace. Quelli che da 80 anni disperde con ogni sua parola Enio Mancini, nella tenace speranza di ritrovare un giorno chi quel 12 agosto 1944 gli risparmiò la vita. 

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Nelle prime ore del mattino del 12 agosto 1944 un folto numero di soldati tedeschi raggiunge Sant’Anna di Stazzema, un paesino di montagna della Versilia. I nazisti trovano solo donne, vecchi e bambini, gli uomini sono già tutti fuggiti per paura dei rastrellamenti, ma non si fanno problemi a ucciderli prima di dare fuoco a corpi e abitazioni. È un vero e proprio eccidio, crudele ma soprattutto pianificato.Finita la guerra, per molto tempo non si è parlato di ciò che è successo a Sant’Anna. È scesa una coltre di silenzio cinereo che, originata in primo luogo da quelle istituzioni che avrebbero dovuto trovare e processare i colpevoli della strage, ha oppresso soprattutto i superstiti. Solo a metà degli anni ‘90 l’eccidio di Sant’Anna di Stazzema ha cominciato, faticosamente, a essere riconosciuto e ricordato.Grazie alle voci dei protagonisti, dai sopravvissuti alla strage al procuratore che ha istruito i processi per trovarne i responsabili, “Cenere - Le voci dell’eccidio dimenticato di Sant’Anna di Stazzema” racconta la storia di una pagina terribile della Seconda guerra mondiale, nascosta per troppo tempo negli archivi della memoria d’Italia.