8. Testamenti spirituali

Non solo documenti ufficiali e divisioni di beni. Anche se sono rivolte a parenti e amici, alcune lettere, scritte in punto di morte (più o meno prossima), equivalgono a testamenti spirituali: testimonianze potenti, capaci di illuminare da una prospettiva umana alcuni momenti fondamentali della nostra storia collettiva.Come quella che il 25 febbraio 1975 l’avvocato Giorgio Ambrosoli scrisse alla moglie Annalori, prefigurando un destino che si compirà quattro anni più tardi, nel luglio del 1979. Ambrosoli, liquidatore della Banca privata italiana di Michele Sindona, un finanziere legato alla mafia americana, verrà infatti ucciso da un killer sotto casa.L’altra lettera comincia a scriverla il giudice Paolo Borsellino la mattina del 19 luglio 1992, poche ore prima di saltare in aria con la sua scorta in un attentato con un'autobomba in via D’Amelio, a Palermo. È indirizzata a una professoressa di Padova, ma il giudice non riuscirà a completarla. Con le voci di Micol Sarfatti, Ferruccio de Bortoli e Giulio Biino. 

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I testamenti che hanno fatto grande l'Italia. Una serie in 8 episodi (in uscita ogni venerdì) realizzata dal Corriere della Sera in collaborazione con il Consiglio nazionale del notariato, che racconta il nostro Paese da un punto di vista inedito e originale.Il testamento è il documento che non prevede, né consente, risposta: ogni parola è una sentenza; ogni frase può innescare la macchina del ricordo, alimentare gelosie, scatenare pulsioni che si credevano sopite ma anche decidere del futuro di molte persone. È l'atto formale che descrive fortune e fallimenti, legami indissolubili o famiglie in macerie, ma che rappresenta soprattutto i valori morali, le scelte civili, le debolezze e le virtù di chi li ha scritti. Personaggi illustri come Giuseppe Garibaldi, Alessandro Manzoni, Luigi Pirandello, Giuseppe Verdi, Enrico De Nicola, Enzo Ferrari o Giovanni Agnelli senior (il nonno dell’Avvocato). Ma anche italiani sconosciuti e in alcuni casi inflessibili, come un medico napoletano che scrisse ai figli: «Lascio tutto alla clinica, voi siete sul lastrico».Leggere questi testamenti è un po’ come curiosare nelle stanze private di uomini e donne che hanno reso grande il nostro Paese. E ci consente di capire meglio chi siamo e cosa siamo diventati. Con la voce narrante di Micol Sarfatti e il contributo del presidente dei notai italiani Giulio Biino.