Come trasformare la CO2 in un “antiacido” per il mare

Stoccare in modo permanente la CO2 nell’acqua di mare sotto forma di bicarbonato, senza effetti deleteri per l’ecosistema. L’idea non è solo oggetto di valutazione da parte degli scienziati, ma è già una start-up: Limenet, che oggi dispone del più grande impianto al mondo di questo tipo. La cattura e il sequestro della CO2 è notoriamente una delle alternative nella lotta al cambiamento climatico, e ci sono diversi approcci allo studio. Il processo messo a punto da Limenet ha il vantaggio di richiedere materie prime molto comuni (il carbonato di calcio, cioè in pratica il calcare) e di offrire una forma di stoccaggio estremamente semplice: la dispersione in mare, dove per di più il bicarbonato combatterebbe l’acidificazione delle acque. Ce lo racconta Stefano Caserini, professore di Cambiamenti climatici e di Ingegneria ambientale dell’Università di Parma.

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Il drammatico uno-due della pandemia seguita dal conflitto in Ucraina ha contribuito dolorosamente a un passaggio culturale importante, facendoci finalmente realizzare che la transizione ecologica è uno strumento per conseguire una maggiore indipendenza dalle importazioni di materie prime, energia e semilavorati, da cui le economie europee sono estremamente indipendenti. Le soluzioni proprie della crisi ecologica (dalle fonti rinnovabili al ciclo idrico integrato, dall'economia circolare alla fusione nucleare) si rivelano infatti essere ciò che serve per affrontare la crisi geo-politica, energetica ed economica che ci attanaglia.Lo speciale estivo di Smart City "La transizione ecologica in tempo di crisi" racconta i punti di contatto tra le crisi del nostro tempo, e la ricerca di possibili soluzioni comuni, affrontando temi quali la gestione dell'acqua, le opportunità offerte dalle energie forestali e marine, le sfide dei sistemi di stoccaggio energetico sostenibili e della fusione nucleare.Scopri il podcast originale Smart City XL