Episodio 5. L’armeria di via Volturno

Il 2 maggio del 1991, nel centro di Bologna, la titolare di un’armeria, Licia Ansaloni, e un ex carabiniere che lavora lì, Pietro Capolungo, vengono uccisi. Si è trattato di un’azione spropositata rispetto al risultato, la sottrazione di qualche arma. Insieme alle rapine, l’Emilia Romagna conosce anche attacchi razzisti come quello a tre ragazzi senegalesi uccisi a Rimini. Rivendicazioni arrivano da una sigla nata da poco, la Falange armata. E intanto, grazie a indagini e identikit, la verità sembra più vicinaSee omnystudio.com/listener for privacy information.

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Per sette anni sono stati protagonisti di 23 omicidi, rapine in banche, uffici postali e armerie, attacchi contro persone inermi, extracomunitari, nomadi. Per sette anni hanno colpito soprattutto in Emilia-Romagna, con qualche incursione nelle Marche. Poi la cattura e la sconvolgente scoperta: gli autori dei crimini sono quasi tutti poliziotti. Al vertice della banda, i fratelli Roberto, Fabio e Alberto Savi. Confessano di avere agito per soldi, ma è così? Davvero non hanno avuto appoggi, complicità e coperture? Oppure quei crimini, molti dei quali senza movente, nascondevano qualcos’altro? E perché questa vicenda è costellata di depistaggi? E perché non sono stati scoperti prima? Se ci sono altri complici e altri moventi, non ci troviamo forse davanti a ventitré delitti irrisolti? In otto puntate, Antonio Iovane ripercorre insieme a molti dei protagonisti quella sanguinosa catena di eventi, per suggerire nuove sconcertanti conclusioni.