Episodio 8. Ventitré delitti irrisolti

Che senso hanno le rapine se poi si lascia il bottino sul posto? Perché molti testimoni sostengono che, insieme ai fratelli Savi e ai loro complici, c’erano anche altre persone nei luoghi dei delitti? Alcuni familiari delle vittime chiedono di riaprire le indagini per riesaminare tutto quello che non torna. I Savi sono in galera, ma se dietro a questa scia di crimini ci fosse qualcos’altro, altri complici e altri moventi, allora i ventitré delitti della Banda della Uno Bianca sarebbero ventitré delitti irrisolti.See omnystudio.com/listener for privacy information.

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Per sette anni sono stati protagonisti di 23 omicidi, rapine in banche, uffici postali e armerie, attacchi contro persone inermi, extracomunitari, nomadi. Per sette anni hanno colpito soprattutto in Emilia-Romagna, con qualche incursione nelle Marche. Poi la cattura e la sconvolgente scoperta: gli autori dei crimini sono quasi tutti poliziotti. Al vertice della banda, i fratelli Roberto, Fabio e Alberto Savi. Confessano di avere agito per soldi, ma è così? Davvero non hanno avuto appoggi, complicità e coperture? Oppure quei crimini, molti dei quali senza movente, nascondevano qualcos’altro? E perché questa vicenda è costellata di depistaggi? E perché non sono stati scoperti prima? Se ci sono altri complici e altri moventi, non ci troviamo forse davanti a ventitré delitti irrisolti? In otto puntate, Antonio Iovane ripercorre insieme a molti dei protagonisti quella sanguinosa catena di eventi, per suggerire nuove sconcertanti conclusioni.